Alessandra Di Castro discende da una famiglia di antiquari romani attivi dal 1878. Il negozio storico si affaccia su piazza di Spagna. Dall’ingresso della galleria si accede – attraverso un cortile segreto ricco di marmi colorati – agli ambienti raccolti e riservati di uno storico palazzo seicentesco dove sono esposti dipinti antichi, sculture e preziosi objets d’art dal Rinascimento al primo Neoclassicismo. Le opere scelte da Alessandra Di Castro, sempre caratterizzate da un gusto riconoscibile, provengono prevalentemente da collezioni private.
Laureata in Storia dell’arte all’Università La Sapienza di Roma e diplomata in arti decorative allo Study Center di Londra, Alessandra Di Castro è Presidente della Fondazione Museo Ebraico di Roma. Nel 2019 ha ricevuto l’Iris Award del Bard Graduate Center di New York per essersi distinta nel campo delle arti decorative. Nel dicembre 2019 è stata eletta Presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia. Dal 2020 siede nel Board of Trustees di TEFAF.
“Roma è la città dove la mia famiglia vive e lavora da sempre: la risceglierei ogni giorno. ”
Alessandra Di Castro. Courtesy Alessandra Di Castro, Roma.
In conversazione con Alessandra Di Castro
Quali sono le tue previsioni sul futuro del sistema dell’arte nel settore di cui ti occupi?
Il Covid-19 ha implicato un’accelerazione nella comunicazione digitale. Abbiamo sperimentato molti strumenti: social network, fiere digitali, e-commerce. Ciò ha dato all’Antiquario nuovi strumenti di vendita, in cui il ruolo primario è detenuto dalla fotografia in HD. Tuttavia, resta fondamentale l’incontro tra collezionista e gallerista, che di fronte all’opera d’arte condividono l’emozione che solo la presenza fisica può restituire.
Com’è iniziato il tuo percorso nell’arte?
Rappresento la quarta generazione di una famiglia di antiquari romani. La mia formazione, iniziata al fianco di mio padre Franco, mi ha portata a laurearmi in Storia dell’arte a Roma e a diplomarmi in arti decorative allo Study Center a Londra. Ricevo i miei clienti nella galleria storica di piazza di Spagna. Sono Presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia e della Fondazione Museo Ebraico di Roma, da quest’anno siedo nel board di TEFAF.
Perché hai scelto questa città?
Roma è la città dove la mia famiglia vive e lavora da sempre: la risceglierei ogni giorno. Universale ed eterna, vi si respira l’arte agli angoli delle strade, nei cortili, nei palazzi, nelle chiese, ma anche nella quiete delle gallerie antiquarie. Inoltre, tra le capitali europee, è una delle città con il maggiore potenziale di sviluppo: sono convinta che fuori dal tunnel del Covid ci aspetta un nuovo “risorgimento romano”.
Un’istituzione italiana alla quale sei particolarmente legata?
In Italia gioca un ruolo fondamentale, nell’ecosistema del mondo dell’arte, il Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale, un’istituzione che desidero qui ricordare proprio perché lavoro nel Paese che ha prodotto ininterrottamente, lungo una storia millenaria, opere d’arte senza eguali al mondo per quantità e qualità. Il ruolo del TPC è fondamentale per il controllo e la tutela di un mercato trasparente e affidabile.
Scegli un’opera da portare con te sull’isola deserta.
Sicuramente la mia collezione di intagli e cammei. L’intaglio su pietra dura è forse una delle forme d’arte più antiche e più speciali. A Roma si è sviluppata fin dall’antichità una scuola di incisori e gemmari con botteghe famose nascoste nelle vie del centro. Tenere nel palmo di una mano un’opera d’arte squisita di piccole dimensioni capace di appagare le esigenze estetiche più estreme, è un’emozione alla quale non rinuncerei.