Poco alle spalle di piazza Maggiore a Bologna e in posizione defilata rispetto al clamore del centro cittadino, si erge imponente la chiesa di San Salvatore, serrata in un intricato dedalo di strette stradine.
Edificio di culto legato a uno dei monasteri più importanti della città – quello dei Canonici Renani fondato nel XII secolo – si è salvato dalle numerose depauperazioni e demolizioni che hanno interessato invece il complesso conventuale, di cui alcuni ambienti ospitano oggi gli uffici del demanio militare. Se si ha la curiosità e la voglia di varcarne la soglia per immergersi nel silenzio raccolto della sue mura, si potrà recare omaggio a uno dei pittori che hanno fatto la storia della pittura di Bologna e d’Italia.
Nella chiesa di San Salvatore è infatti sepolto Giovanni Francesco Barbieri, meglio conosciuto come Guercino (1591-1666) con il fratello Paolo Antonio (1603-1649), con il quale aveva condiviso lavoro e vita privata, anche quando aveva lasciato la natìa Cento per trasferire la bottega a Bologna. Aderendo forse a un desiderio di modestia e umiltà che gli derivava dallo stato di frate cappuccino laico, come si evince dal testamento del 1665, resta a memento dei due pittori solo una semplice lapide posta nel pavimento della navata centrale. All’interno della chiesa varrà la pena soffermarsi su l’Incoronazione della Vergine di Vitale da Bologna nel quarto altare a destra del transetto, sulla Sacra Famiglia del Tiarini e la Resurrezione del Mastelletta.