L’attività della Galleria Canesso ruota principalmente attorno ad artisti italiani o che abbiano lavorato in Italia nell’arco di tempo compreso tra il Rinascimento e il Settecento. La scelta dei dipinti, per lo più inediti, spazia dalla pittura di genere a soggetti di carattere storico, con un’attenzione particolare per i ritratti e le nature morte. Tra i musei ai quali la Galleria Canesso ha venduto i suoi dipinti si possono ricordare: il Metropolitan di New York, LACMA di Los Angeles, la National Gallery of Canada di Ottawa, la National Gallery of Victoria di Melbourne, il Louvre di Parigi, il Musée Fabre di Montpellier, il Louvre di Abu Dhabi. La Galleria Canesso si rivolge inoltre a una clientela privata internazionale estremamente attenta ed esigente.
Inizialmente situata a Parigi in rue Rossini, nel quartiere Drouot, la Galleria ha inaugurato nel 2005 uno spazio più ampio nel 9° arrondissement, in rue Laffitte. Nel 2021 Maurizio Canesso, lombardo di nascita, ha deciso di aprire un nuovo spazio a Milano, in via Borgonuovo 24.
“Un aspetto che mi piace molto del mio lavoro è poter presentare al pubblico capolavori altrimenti difficilmente accessibili perché appartenenti a collezioni private.”
Maurizio Canesso, Courtesy Galleria Canesso
In conversazione con Maurizio Canesso, Galleria Canesso
C’è un modo di fare gallerista in Italia diverso rispetto agli altri paesi? Esiste un Made in Italy del tuo lavoro? Che cosa caratterizza la scena artistica italiana?
Inutile dire che il territorio italiano ospita una quantità ancora oggi impareggiabile di capolavori. L’attività della Galleria Canesso ruota principalmente attorno a pittori italiani o che abbiano lavorato in Italia tra il Rinascimento e il Settecento e questo paese rappresenta naturalmente il cuore dei miei interessi artistici. Qui poi c’è un humus culturale straordinario: tanti dei miei punti di riferimento scientifici e accademici sono qui.
Quali sono le tue previsioni sul futuro del sistema dell’arte nel settore di cui ti occupi? Qual è la sfida più grande che dovrai affrontare?
Un tempo era il desiderio di rappresentare un certo territorio o periodo a determinare il file rouge di una collezione. In un certo senso era più semplice individuare i giusti pezzi da proporre. Oggi il collezionismo è più libero, basato sul gusto estetico e sulla sensibilità intellettuale ed emotiva. Nel mio lavoro è sempre più importante una profonda comprensione dell’interlocutore per poter individuare le opere che potrebbero interessargli.
Qual è il valore offerto alla società contemporanea dall’arte in mostra nelle gallerie? Quale il ruolo rivestito da un gallerista in Italia oggi?
È fondamentale promuovere l’arte di cui ci si occupa. Le gallerie creano una dinamica rete espositiva parallela a quella delle istituzioni pubbliche. Un aspetto che mi piace molto del mio lavoro è poter presentare al pubblico capolavori altrimenti difficilmente accessibili perché appartenenti a collezioni private. I dipinti in galleria, sottoposti al parere di specialisti, creano occasioni di studio e di scambio di opinioni e conoscenze.
Qual è il tuo background?
Il mio interesse per gli Old Masters era iniziato in adolescenza quando vidi per la prima volta tanti capolavori pubblicati in un’enciclopedia che adoravo sfogliare: non avrei mai immaginato di poterne acquistare un originale, credevo tutti i dipinti di quel periodo fossero appesi alle pareti di musei o dimore storiche. Mentre studiavo economia a Milano cominciai a lavorare per un antiquario a Varese. Avevo ventun anni quando comprai il mio primo dipinto.