Pergola, piccolo centro della provincia di Pesaro e Urbino al confine con quella di Ancona, è nota per i Bronzi di Pergola, gruppo statuario equestre composto da due cavalieri, due cavalli e due donne in piedi che rappresenta l’unico gruppo scultoreo in bronzo dorato di provenienza archeologica rimastoci dell’epoca romana.
Nella cittadina marchigiana esiste però un altro luogo degno di nota per il visitatore colto: l’Oratorio dell’Ascensione al Palazzolo, capolavoro quattrocentesco di Lorenzo d’Alessandro da San Severino Marche. L’antica fama di questa piccola cappella posta sulla strada in direzione di Sassoferrato è legata al fatto di essere stata attribuita, per secoli, alla mano di Raffaello Sanzio, finché nel 1915 Lionello Venturi, nello scritto A traverso le Marche, non la restituì al pittore settempedano. Nell’inedito dinamismo della grande scena dell’Ascensione si possono apprezzare il confronto con le novità del Rinascimento toscano e umbro, gli echi urbinati e veneziani, assieme a certe preziosità ancora tardogotiche specialmente evidenti negli affreschi della parete destra, con la Trinità e la Madonna col Bambino attribuiti al Maestro del Palazzolo. Questo insieme di riferimenti fa del piccolo ambiente un vero saggio della cultura artistica dell’entroterra marchigiano attorno al nono decennio del Quattrocento. Le capacità e gli orizzonti di Lorenzo d’Alessandro, un artista sensibile e poliedrico che fu anche conoscitore di musica e abile suonatore di liuto, rivelano qui le insospettabili ricchezze che si celano fra le pieghe della storia artistica italiana, oltre i grandi maestri e lontano dalle grandi città.
L’Ascensione, che domina con la sua dinamica monumentalità lo spazio dell’Oratorio, raffigura l’ultimo episodio della vita terrena di Cristo alla presenza degli apostoli e della Madonna. Ai lati sono raffigurati due giovani santi dai capelli biondi, nelle vesti quattrocentesche di eleganti paggi, che raccomandano la Comunità: a sinistra Secondo, protettore di Pergola e recante il modello della città, a destra Sebastiano con freccia e pugnale, a difesa da calamità e lutti. Sulle vele della copertura erano dipinti i quattro evangelisti, di cui due ancora visibili, anch’essi di mano di Lorenzo d’Alessandro.
Dell’Oratorio dell’Ascensione al Palazzolo colpiscono in particolare i piedi nudi degli apostoli, all’altezza dello sguardo quasi come i famosi piedi dei pellegrini della Madonna di Loreto di Caravaggio, inginocchiati come dovevano esserlo i viandanti che un tempo passavano lungo la strada tra Pergola e Sassoferrato. Pare che un tempo esistesse un modo di dire riguardo a questo splendido brano di anatomia dipinta, associato ai contadini più poveri i quali, passato l’inverno, andavano scalzi “come i Santi al Palazzolo”. Un’occasione per ricordarci di celebrare le radici del nostro passato, senza pregiudizi.