È una delle esperienze più incredibili delle Dolomiti, la pista Armentarola. Quasi nove chilometri di discesa, immersi nel silenzio e nelle muraglie di roccia delle Tofane. Luoghi incontaminati, in un parco naturale dove solo il rumore degli sci ci ricorda la presenza umana. E ogni volta che scendo dalla funivia del Lagazuoi e vedo le cavità nella roccia, non posso non pensare ai poveri soldati mandati a combattere dai due sovrani che si sfidavano su queste vette, Vittorio Emanuele e Francesco Giuseppe. D’estate un percorso nella galleria sotterranea (lunga più di un chilometro!), tra scalette e corde in acciaio, permette a tutti di rendersi conto delle condizioni proibitive in cui migliaia di uomini si trovarono per anni. E al Forte Valparola, aperto da giugno a settembre, è raccontata la vita di Alpini e Kaiserjäger in una ricchissima esposizione permanente.
D’inverno, vado spesso a rendere omaggio, al belvedere di Pocol, alle settemila salme del Sacrario, un luogo straordinario, affacciato sulla conca di Cortina, dove al tramonto esplodono i colori della dolomia: è l’enrosadira, la roccia si tinge di rosa, di viola. Da quest’anno, grazie a una nuova cabinovia, l’Ampezzo bellunese e la Val Badia altoatesina sono collegate sci ai piedi. Quando scendo all’Armentarola, mi faccio dare uno strappo dai simpatici cavalli da tiro che mi portano davanti all’Hotel Armentarola (San Cassiano). Qui il ragù di capriolo è una certezza!

Ogni tanto, d’estate, mi viene voglia di spingermi oltre, in val Pusteria, allo Schloss Rodenegg, Castel Rodengo. Un antico maniero, ancora di proprietà delle stesse famiglie, i Thurn und Taxis e i Wolkenstein-Rodenegg, che ne consentono la visita. All’interno delle possenti mura una vera rarità, non così conosciuta come meriterebbe: una delle più antiche testimonianze della cultura profana e cavalleresca in Europa, gli affreschi del Ciclo di Ivano, cavaliere della Tavola Rotonda. Siamo nel ’200, tra incantesimi, anelli magici e duelli, in una saga medievale che mi fa ancora sognare…
