La maison passionnante di Albisola: Casa Museo Jorn

Casa Museo Jorn. Courtesy Centro Studi Casa Jorn / MuDA, Albissola Marina. Foto: Federica Delprino - Omar Tonella

Nella primavera del 1954, l’artista danese Asger Jorn si trasferì con la sua numerosa famiglia ad Albissola Marina, in quella che Marinetti definì “la capitale ceramica d’Italia” per le sue storiche manifatture e la presenza di artisti, galleristi e intellettuali che la frequentavano.

Courtesy Centro Studi Casa Jorn/ MuDA, Albissola Marina. Foto: Tito Topasio/Bartoli, anni Sessanta

Povero e debilitato per via della tubercolosi, Jorn prese Albisola come una scommessa per riprendersi dalla malattia e connettersi con la tradizione della ceramica. Prima accampato in una tenda in località Grana e successivamente ospite di Lucio Fontana nel suo fondo di Pozzo Garitta, il “Vichingo” (come lo chiamava il suo amico, l’artista Enrico Baj) riuscì ad acquistare due piccoli edifici nel 1957, sulle prime colline di Albissola Marina.

Asger Jorn ha ora l’occasione di sfidare il concetto tradizionale di abitazione e opporsi tout court al funzionalismo e costruttivismo architettonico: “La casa non deve essere una macchina per abitare, bensì una macchina per scioccare, impressionare, una macchina d’espressione umana e universale” (estratto da una lettera di Asger Jorn a Enrico Baj, 1953).

Casa Museo Jorn, cortile. Courtesy Centro Studi Casa Jorn / MuDA, Albissola Marina. Foto: Federica Delprino – Omar Tonella

Ecco la nuova architettura, “essenzialmente espressiva”: un’idea di abitazione che Asger Jorn concretizzò in quei ruderi immersi nella vegetazione, noti come “le murazze dei papi”. Le due case coloniche sulla collina dei Bruciati si trasformarono ben presto nel suo laboratorio a cielo aperto – “un brandello di Eden”, come lo definì Alberico Sala, in cui natura animale e vegetale coesistono e si alimentano reciprocamente. La storia di questo luogo, con le sue bifore antiche e i tetti spioventi, affonda le sue radici nel Rinascimento: questi poderi erano di proprietà della nobile famiglia savonese dei Della Rovere, che diede i natali ai papi Sisto IV e Giulio II. Circondata da un labirintico giardino a terrazzamenti, percorribile e coltivabile, la maison passionnante di Albisola è un microcosmo imperfetto a due passi dal mare: qui trovano spazio le opere di Jorn, marmi antropomorfi e apotropaici, piastrelle vivacemente colorate, mosaici astratti, vasi e pannelli ceramici, in un continuo scambio tra Mediterraneo e Nord Europa.

Casa Museo Jorn, interno. Courtesy Centro Studi Casa Jorn / MuDA, Albissola Marina. Foto: Federica Delprino – Omar Tonella

Scarti di fornace, conchiglie, stalagmiti, stalattiti, tufo e pietre di mare, isolatori elettrici che diventano piedistalli di sculture: sono questi i materiali da cui Jorn attinge per creare la sua casa, la sua opera d’arte totale, quella che Guy Debord descrisse come “una sorta di Pompei all’incontrario”. Come in tutti i capolavori dell’artista danese, anche in questo è presente la sua firma: su un camino decorato con la tradizionale tecnica ligure del risseu si alternano ciottoli di mare o di fiume di colore bianco e nero che riportano due nomi: Jorn e, sopra, Berto (Umberto Gambetta). È lui il factotum del luogo, amico intimo dell’artista e suo rappresentante in paese quando partiva per lunghi viaggi.

Courtesy Centro Studi Casa Jorn / MuDA, Albissola Marina. Foto: Federica Delprino – Omar Tonella

Dopo la morte di Jorn, nel 1973, la proprietà rimase in usufrutto a vita a Berto e sua moglie Teresa, per poi passare a tutti gli effetti al Comune di Albissola Marina come ringraziamento del calore e la disponibilità ricevuta dagli albissolesi. Dopo una lunga stagione di restauri, si aprì un nuovo capitolo nella storia: nel 2014 la villa fu musealizzata e riaperta al pubblico come uno dei poli del MuDA (Museo Diffuso Albisola), ospitando mostre ed eventi attentamente curati e tornando ad essere un luogo di arte e convivialità, proprio come lo aveva concepito originariamente Jorn stesso. 

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