Assab One, la Martesana e il vecchio borgo di Crescenzago

Ingresso di Assab One e parte del wallpainting a cura di Nathalie Du Pasquier. Foto © Santi Caleca

Una delle esperienze più interessanti per gli ospiti delle grandi città è la ricerca di quello che si può definire “esotismo metropolitano”: ovvero, la conoscenza delle nuove forme di socialità o di aggregazione, in cui il piacere della scoperta di nuovi percorsi esperienziali si confronta con gli originali fenomeni di acculturazione specifici di ogni tessuto cittadino. Percorsi che, nel caso di Milano, non seguono più una logica centripeta, ma al contrario disegnano traiettorie che si possono definire centrifughe, verso l’esterno della città, come le nuove cattedrali della cultura non più arroccate attorno a piazza Duomo: vedi Fondazione Prada o Hangar Bicocca. Nella nostra città, ad esempio, stanno rifiorendo e affermando orgogliosamente una loro nuova identità post-industriale alcuni quartieri periferici, dove “periferia” nel sentire comune significava mancanza di servizi o disagio sociale: come la zona nord est della città, lungo la via che storicamente conduceva a Venezia, e che negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, complice l’industrializzazione rapidissima di quelle campagne (Magneti Marelli, Siemens, AEM, eccetera), aveva inglobato vari paesi come Crescenzago nella continuità urbana; per entrare poi in crisi con la delocalizzazione produttiva negli anni ’80 e ’90. È un “territorio” ancora poco frequentato da visitatori occasionali, che ultimamente ho avuto la fortuna di conoscere meglio, con grande curiosità, e che ora consiglio vivamente a chi vuole scoprire le potenzialità meno appariscenti ma adesso più vitali della Milano in continua metamorfosi.

Cominciamo da un vero centro di riferimento culturale: Assab One è uno spazio indipendente dedicato all’arte contemporanea, facilmente visibile anche da lontano grazie alla sgargiante pittura progettata da Nathalie Du Pasquier per il muro perimetrale lungo via Benadir. Ha sede in un edificio industriale di 2500 mq che per quarant’anni ha ospitato una tipografia, poi dismessa alla fine degli anni ’90 del secolo scorso: qui si stampavano libri, cataloghi d’arte ed enciclopedie per i più grandi editori del mondo, e dove adesso, nemesi delle metamorfosi produttive, si crea e si espone arte. Si trova a pochi passi dalla Stazione della metropolitana di Cimiano, in uno dei quartieri più multietnici di Milano, lungo “la via del Nord Est” che sarà nei prossimi anni oggetto di ulteriori interventi di riqualificazione.

Assab One
Interni di Assab One con arazzo di Claudia Losi, 2021. Foto © Giovanni Hanninen

Il nome della via, Assab, rimanda a un porto africano, e simboleggia un luogo di incontro e di scambio tra soggetti, realtà e culture differenti. L’associazione culturale che lo anima, fondata da Elena Quarestani, si propone di fornire agli artisti uno spazio condiviso di ricerca e di espressione e, al pubblico, la possibilità di avvicinarsi ai processi dell’arte in un contesto favorevole al dialogo. Nella mostra “Shapes and Shades”, Chung Eun-Mo ha qui esposto una combinazione di dipinti e murales; i wall drawings realizzati sono diventati parte della collezione permanente. L’artista svizzera Zilla Leutenegger e Claudia Losi hanno partecipato al progetto “1+1+1”, una serie di mostre multidisciplinari tra arte, architettura e design d’interni. Gli stessi spazi di Assab One ospitano l’attività di altri soggetti ideativi, come studio Mumbai, Threes Production e FormaFantasma, che hanno progettato “Les capsules” per l’ultima Biennale Arte di Venezia.

La vera ragione per cui ho scoperto questa zona, è che qui sono insediati numerosi studi e laboratori creativi. In particolare, due artisti che rappresento vivono e lavorano qui: il giovane Federico Tosi realizza le sue opere e sculture in uno spazio di via Meucci; e a pochi passi vive e dipinge nel suo loft abitazione/studio la stessa pittrice coreana Chung Eun-Mo, trasferitasi qui dopo aver vissuto a New York e poi a Spoleto.

Assab One
Exhibition view, Chung Eun-Mo “Shapes and Shades”, Assab One, 2017. Foto © Giuseppe Fanizza

Nei dintorni c’è anche via Berra, una strada ciottolata fuori dal tempo, sulla quale si affacciano case settecentesche con bellissimi cortili interni; questa via, insieme alla chiesa romanica di Santa Maria Rossa, sono tra le poche testimonianze rimaste del vecchio borgo di Crescenzago. È piacevole poi passeggiare nel vicino parco Trotter; oppure visitare il nuovo Quartiere Adriano, esempio di progettazione molto “verde” (la cui toponomastica è dedicata a recenti divi: via Tognazzi, Via Mastroianni, via Gassman, via De Curtis “Totò”, parco Franca Rame), col “matitone”, notevole land mark, ex rifugio antiaereo impossibile da abbattere perfino nella nuova urbanizzazione; consiglio anche, avendo tempo e dotazione di bicicletta, di percorrere la ciclabile del Naviglio Martesana, bel tragitto lungo una prodigiosa opera idraulica del 1400, sino alla Centrale idroelettrica di Trezzo d’Adda, ottimo esempio di eclettica architettura industriale del 1906.

Per un pranzo meneghino d’estate si può mangiare al fresco del pergolato del ristorante San Filippo Neri, in viale Monza 220. Per un una giornata invernale consiglio Cargo, in via Meucci, grande emporio per interni realizzato nella storica fabbrica dell’Ovomaltina (dove lavorò come chimico Primo Levi), dotato di ristorante e parcheggio auto.

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