La memoria non deve essere mai distante da noi, al contrario deve brillare di luce soave e discreta, e illuminarci, per non spegnere il ricordo. L’installazione permanente di Christian Boltanski al Museo per la Memoria di Ustica di Bologna ci permette di ricostruire la complessa vicenda legata al DC-9 abbattuto il 27 giugno 1980, partito dall’aeroporto di Bologna e diretto a Palermo. Vite sottratte al tempo, in un giorno d’estate, sospese nel nulla e nel silenzio delle autorità.
Il museo è stato realizzato grazie alla forza dell’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica rappresentata da Daria Bonfietti, che ne è presidente. Dalla sua apertura a oggi, l’installazione firmata da Boltanski non ha smesso di sconvolgere gli spettatori per la grazia, la bellezza e la delicata ferocia. Le vittime sono ricordate attraverso luci pendenti dal soffitto che si animano, accendendosi e spegnendosi come tanti respiri. Attorno ai resti del velivolo ricostruito sfilano specchi neri; dietro a essi, casse audio emettono frasi e pensieri sussurrati. Nove grandi contenitori neri raccolgono una serie di oggetti disparati appartenuti alle vittime, visibili in maniera ordinata solamente nella Lista degli oggetti personali appartenuti ai passeggeri del volo IH 870 redatta e impaginata da Boltanski: una pubblicazione che aiuta lo spettatore nella ricostruzione di una verità complessa e stratificata. Una storia che l’artista ha saputo illuminare attraverso un tempo di visione poetico, in punta di piedi.