Anish Kapoor, uno dei grandi scultori contemporanei, ama l’Italia, una nazione dove l’arte abita naturalmente da millenni e dove Anish trova anzitutto amici, ammiratori, collezionisti. Ma anche una storia e un passato incredibile che lui assume con intelligenza.
L’Italia per Kapoor è anche fonte di ispirazione per i materiali. Anni fa mi chiede di andare a Carrara e Pietrasanta per capire dove avrebbe potuto creare nuove opere. Visito tutti, trovo alcuni laboratori straordinari dove Anish farà produrre opere importanti. Con tutti i marmi che l’Italia offre, con le sue maestranze, troviamo infine proprio a Brescia un laboratorio molto moderno, con macchine sofisticate che gli permettono di realizzare opere altrimenti impossibili.

Anish sceglie un blocco nero di venti tonnellate, lo fa tagliare in due verticalmente. Immaginiate il marmo nella sua naturale ruvidità da cava, con le due facce interne che si affrontano, perfettamente lisce. Ed in queste facce scavate due parabole, lucide anch’esse.
Nel 1998 le pietre sono collocate all’ingresso della mostra come una porta. Chi passa in mezzo si rispecchia sia nella superficie piana che nella parabola. Se proferisce parola, o canta, o grida, il suono gli verrà ripercosso, magnificato.

Tutto questo darà a Kapoor la voglia di tentare altri volumi, altre pietre e di passare del tempo a Venezia, lasciandosi ispirare dalle luci e dallo spazio della città e delle glorie della collezione delle Gallerie dell’Accademia, che durante la Biennale 2022 ospiterà la prima grande mostra dedicata a un artista britannico. Sarà curata dallo storico dell’arte Taco Dibbits, che nel 2016 ha osato accostare Kapoor a Rembrandt con un notevole azzardo al Rijksmuseum di Amsterdam di cui è il giovanissimo recente direttore.