Giulio nell’Olimpo del XX secolo

Giulio Paolini, “Viceversa”, Teatro Grande, Brescia, gennaio 2012 Courtesy l’artista, Galleria Massimo Minini e Collezione Marina Franceschini. Foto: Andrea Gilberti

Nelle mie segrete, mutevoli classifiche, Giulio Paolini resta sempre ai primissimi posti, e non parlo solo degli artisti con cui ho avuto il piacere di lavorare. Giulio è lassù nell’Olimpo del XX secolo, anche se ormai lo definiamo “il secolo passato”.

Giulio è forse l’artista che più mi ha influenzato. Ultimamente la sua pratica dell’understatement, del farsi da parte, del mancato protagonismo muscolare, mi ha letteralmente preso. Forse la mia passione nell’esporre piccole opere (piccolo è bello) la devo – indirettamente – al suo pensiero.

Giulio Paolini
Giulio Paolini, “Viceversa”, Teatro Grande, Brescia, gennaio 2012 Courtesy l’artista, Galleria Massimo Minini e Collezione Marina Franceschini. Foto: Andrea Gilberti

Il giorno dopo la sua mostra in galleria, nel gennaio 2012, una domenica mattina, abbiamo presentato nel foyer del Teatro Grande di Brescia – gioiello di un tardo barocco che volge al rococò – la sua opera Viceversa, nello stesso giorno in cui usciva la copertina de La Lettura con un suo lavoro. Due volti si affrontano separati da un diaframma. Su un lato lo specchio riflette l’immagine della scultura, sull’altro la fotografia rimanda alla propria origine (altro da sé). La linea dello sguardo tra le due figure è interrotta dallo specchio e dalla fotografia. Verità diverse in una declinazione di impossibili verità. Il Teatro Grande si presenta in tutto il suo splendore come luogo di incontri discreti, patti segreti, intese con uno sguardo, negli intervalli delle opere e delle rappresentazioni.

La verità è sempre doppia…

Giulio Paolini
Giulio Paolini, “Viceversa”, Teatro Grande, Brescia, gennaio 2012 Courtesy l’artista, Galleria Massimo Minini e Collezione Marina Franceschini. Foto: Andrea Gilberti

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