Nel 1973 Harry e Antonia Salamon acquistano e restaurano il castello medievale di Sant’Alessio con Vialone, alle porte di Milano, avviando un progetto naturalistico che ne costituisce l’unicità. L’ispirazione nasce dagli esperimenti della Cornell University, che grazie all’allevamento in cattività di alcune specie autoctone hanno ripopolato zone con specie estinte.
I Salamon scavano laghetti e piantumano, restituendo all’area la vegetazione originaria con investimenti esigui e molta competenza. Sant’Alessio negli anni inizia ad accogliere decine di specie di trampolieri – cavalieri d’Italia, nitticore, aironi, mignattai – che sono tornate a vivere nella regione.

Il successo più tangibile è la reintroduzione della cicogna bianca in tutta la Pianura Padana: dagli anni ’70 l’Oasi ha liberato più di mille cicogne, che hanno ripopolato l’Italia settentrionale. Un meccanismo che è stato preso a modello da molte realtà zoologiche e naturalistiche internazionali, e che oggi Giulio Salamon, keeper dell’Oasi, sta riproponendo con le spatole, eleganti aironi dal becco piatto.
L’Oasi apre al pubblico nel 1994, e affianca anche un percorso dedicato alle farfalle e ai colibrì: nel 2020 inaugura la più grande voliera italiana dedicata a queste creature stupefacenti. Nel frattempo, con l’amico Stefano Rimoli, sviluppa un progetto volto a proteggere molte delle 320 specie di colibrì che vivono fra l’Alaska e la Terra del Fuoco.
L’Oasi di Sant’Alessio è un ambiente unico nel suo genere, poetico, di grande bellezza.