Il Grande Cretto di Gibellina

Alberto Burri, Il Grande Cretto, 1984, Gibellina, Trapani

La storia è tristemente nota: nel gennaio del 1968, due scosse, a distanza di un giorno, rasero al suolo la cittadina di Gibellina, causando centinaia di vittime e lasciando senza un tetto centomila superstiti nell’intera valle del Belice. L’amministrazione locale decise di abbandonare quel luogo e ricostruire una nuova città a una ventina di chilometri di distanza, più prossima alla strada statale. A compensazione delle radici storiche perdute, la nuova Gibellina sarebbe stata però “nobilitata” da una densa presenza di opere d’arte.

Il grande Cretto di Burri a Gibellina
Alberto Burri, Il Grande Cretto, 1984, Gibellina, Trapani

Quando, nel 1981, Alberto Burri visita i resti di Gibellina, non trova l’idea. Tuttavia, quando apprende che gli abitanti continuano ad andare là, tra le macerie della città distrutta, per riflettere e visitare quella che una volta era la loro casa, Alberto Burri prende una decisione. Proprio lì, tra le macerie intrise di dolore, ci sarà un Grande Cretto fatto di una coltre bianca a protezione del cuore della città, che segue il tracciato urbano, con il fine di trasformare il luogo della tragedia in uno spazio di memoria. Percorrendo le “strade” interne al Cretto ci si sente avvolti dall’“assenza”, volutamente marcata dalla freddezza del cemento.
Da tornarci e ritornarci continuamente.

P.S.: parte dell’esperienza della visita è il tragitto verso il Cretto, dove molto spesso s’incontra un grande gregge di pecore che blocca la strada per qualche minuto.

Il grande Cretto di Burri a Gibellina
Alberto Burri, Il Grande Cretto, 1984, Gibellina, Trapani

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