I lunghi mesi trascorsi nell’impossibilità di muoverci liberamente nelle nostre città, e nel mondo, ci hanno stimolato a essere più attenti ai dettagli di ciò che ci circonda, dalla dimensione domestica alla collettività.
Appena abbiamo potuto, ritornati nelle vie delle nostre città, abbiamo osservato e cercato particolari diversi, riscoprendo quartieri a noi meno familiari.
Rivolgendoci proprio alla periferia della nostra Milano, in un pomeriggio assolato di giugno, ci siamo ritrovati, per caso, con Patrick Tuttofuoco e Andrea Sala, a visitare il complesso abitativo Monte Amiata al Gallaratese, frutto della collaborazione fra gli architetti Carlo Aymonino e Aldo Rossi.

Lì ci siamo persi nel suo “disordine programmato”, seguendo il gioco di livelli, di forme primarie e di colori: il dominante grigio e bianco del cemento sul quale si innestano il rosso e il giallo degli androni che definiscono, come in un videogioco, i percorsi che attraversano tutta l’architettura. Con quei colori, così insoliti per un contesto architettonico urbano, gioca la luce che, grazie al complesso sistema di aperture, balconate e sovrapposizioni produce incredibili effetti di chiaroscuro.
Monte Amiata racconta una Milano che negli anni ’70 varcava la soglia del postmoderno: nasce come un microcosmo parallelo, una città del futuro. E qui si sono rivolti gli sguardi dei nostri artisti: Monte Amiata diventa la prima mostra online di Patrick Tuttofuoco e Andrea Sala, ospitata dal VSpace di Massimo De Carlo.
