Un viaggio nella museologia a Torino

Daniel Faust
Daniel Faust, Museo della Frutta, Torino, 2014, stampa fotografica a colori. Courtesy Norma Mangione Gallery, Torino

A Torino, dentro palazzi ottocenteschi e a pochi passi l’uno dall’altro, si trovano tre strani musei scientifici, che rappresentano un viaggio nel passato della museologia, con i loro reperti e manufatti esposti in antiche teche di legno.

Nel Museo di Anatomia umana, sono esposte le collezioni di materiale medico, tra cui scheletri di feti in campane di vetro, strumenti d’epoca e le belle ceroplastiche, riproduzioni in cera di organi e corpi, usate dal Settecento per l’insegnamento.

Cesare Lombroso, noto antropologo e criminologo, nell’ultima parte della sua vita fu medico legale del carcere di Torino, dove poté affinare le sue controverse e anacronistiche teorie antropologiche sull’uomo delinquente, anche sezionando i cadaveri dei detenuti. Nel 1876 ha fondato il suo Museo di Antropologia criminale, che ospita un gran numero di crani e scheletri, corpi del reato e opere di briganti e carcerati, un angolo di Art Brut in città. Al comitato “No Lombroso”, che chiede da anni la chiusura di questo museo, hanno aderito numerose associazioni e giunte comunali.

Entrambi questi musei fanno oggi parte delle collezioni dell’Università di Torino.

Ma forse il più insolito è il Museo della Frutta, con la sua collezione di oltre mille frutti artificiali (la maggior parte sono mele), verdure e funghi, modellati dall’agronomo Francesco Garnier Valletti nell’Ottocento, identici a quelli reali per forma, colore e addirittura peso.

Nel 2014 sono stata in questi musei con l’artista americano Daniel Faust, che all’interno del suo archivio ha migliaia di scatti in vari musei del mondo, dai più noti a quelli più piccoli. Così, nonostante qualche difficoltà (non sarebbe possibile fare fotografie), anche questi musei sono entrati a far parte della sua incredibile e ossessiva collezione di collezioni.

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